“Gli scritti del giovane Bessarione ci sono pervenuti di sua stessa mano, com'è riconosciuto oggi dalla maggior parte degli studiosi e com'è apertamente testimoniato anche dal contemporaneo e amico Niccolò Perotti. Originariamente raccolti in nove manoscritti parziali, rilegati poi in un singolo volume miscellaneo, essi illustrano in approssimativo ordine cronologico anzitutto gli esordi di una carriera di dignitario alla corte degli ultimi regnanti Paleologhi, che risultò troncata dalla catastrofe dell'impero […]. Encomi, allocuzioni ed epicedi di destinazione ecclesiastica e aulica, strofe innografiche, numerose lettere, logoi parenetici e consolatori o storico-geografici come l'Elogio di Trebisonda, unico fra i testi inclusi nel codice ad essere stato oggetto di un'edizione critica, e soprattutto sei poesie funebri finora quasi ignorate, e tuttavia degne di attenzione, definiscono l'iter che Bessarione compì tra i venti e i trentacinque anni dall'una all'altra delle superstiti città imperiali: gli studi grammaticali e religiosi a Trebisonda, il duplice apprendistato retorico-letterario a Costantinopoli e filosofico a Mistrà.” (Dal saggio “Bessarione poeta e l'ultima corte di Bisanzio” di Silvia Ronchey)
“Nell'ambito di un programma di ricerca promosso dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è nata d'intesa con la Biblioteca Nazionale Marciana la mostra su ‘Bessarione e l'Umanesimo’, il cui catalogo, concepito secondo un criterio largamente biografico, si articola in due sezioni complementari: a una serie di scritti vòlti a illustrare la vita e l'opera del cardinale e le sue relazioni con l'umanesimo fanno seguito le schede relative ai pezzi esposti presso la Biblioteca Marciana, anch'essi ordinati, per quanto possibile, in sequenza temporale — non la cronologia assoluta, ma la rilevanza di ciascuno all'itinerario mentale ed umano che qui si vuol presentare.
Il nome di Bessarione evoca per tutti il concilio di Firenze del 1439 e il tentativo di promuovere l'unione della chiesa greca con la romana; e per i cultori delle humanae litterae è simbolo dell'impegno con cui gli umanisti del mondo bizantino — ai quali la memoria della civiltà ellenica dava conforto e speranza nel declinare della Nuova Roma, minacciata nella sua integrità politica come nella sua fede religiosa dall'espansione ottomana — hanno ridato vigore alla tradizione classica greca dell'occidente europeo e hanno rinnovata e diffusa la conoscenza dei grandi pensatori ellenici, dei platonici in primis. (Dall'introduzione generale al volume)