Silvia Ronchey

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Attualità e rubriche

Una politica per la famiglia: l'Italia ne parla, la Francia l'ha fatta

27/01/2007 Silvia Ronchey

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Io Donna

Cara Fiorenza, 
chissà quanto discuterebbero i nostri politici, se fosse in corso un duello elettorale come quello tra Ségolène e Sarcozy, su chi abbia il merito di ciò che i dati usciti negli ultimi giorni ci hanno rivelato: in Francia, la patria di Simone de Beauvoir, le donne hanno ricominciato a fare figli. E non stiamo parlando delle immigrate ma proprio di tutte le indaffarate, produttive donne francesi. Se Ségolène di figli ne ha quattro, le sue connazionali sono in vetta alle statistiche europee, con una media di due a testa. Metà dei quali nati fuori del matrimonio o in famiglie monopoarentali o anche su adozione omosessuale. Il quadro è del tutto laico: accanto al picco di natalità troviamo anche quello di divorzi e aborti.
In Italia si parla: la chiesa lancia appelli per un ritorno alla centralità del ruolo della donna come madre, i partiti gareggiano in retorica sulla centralità della famiglia. In Francia hanno fatto: i vari governi, ininterrottamente, hanno realizzato una politica sociale da vero stato sociale. 

Hanno blindato il bilancio dell’assistenza alle mamme, anche a costo di incidere sulle finanze nazionali. Non solo chi ha figli gode di vantaggi economici veri, ma è la precisa garanzia offerta alle donne che lavorano a fare la differenza. I congedi per gravidanza, anche lunghi un anno, non interrompono né rallentano le carriere femminili, ma sono remunerati da sostanziosi sussidi governativi. Le scuole materne ci sono, funzionano e sono gratuite. Insomma, le donne non sono lasciate sole. 
A rimanere incinte ci vuole un attimo, ma a crescere i figli ci vogliono anni. Se le donne si sentono seguite dalla collettività, ne hanno il coraggio, ci dicono i dati francesi. Stringono i denti, affrontano una vita che resta comunque ancora difficilissima. Se invece, anziché imitare quello che di buono succede alle nostre frontiere, ci si limita ai balletti di schieramento, le italiane non si accontenteranno di soddisfazioni simboliche come quella, pur benvenuta, del doppio cognome. Continueranno a guardare con sana diffidenza - e con buona pace dei loro parroci - alla centralità del loro ruolo di madri.


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