Alessandro e le basi dell'impero globale
"Alessandro Magno" di A.B. Bosworth
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L'indecifrabilità dell'oriente sta anche nel fatto che è molto più vicino di noi all'antichità. Così potremmo sintetizzare l'insieme di impressioni che suscita il libro di un antichista, A.B. Bosworth, massimo studioso vivente di Alessandro e dei suoi influssi sul mondo orientale. Il suo Alessandro Magno è uno dei pochi seri libri di storia usciti in Italia sull'argomento dopo la trilogia romanzata dell'Alexandros di Valerio Massimo Manfredi; che comunque deve avere contribuito ad aprire il mercato, se solo adesso, dopo quasi tre lustri dall'edizione inglese, si è deciso di tradurre Bosworth in Italia. Di certo avrà contato anche l'annuncio dei nuovi peplum su Alessandro: da quello di Oliver Stone con Anthony Hopkins a quello di Baz Luhrmann con Leonardo di Caprio. Può sembrare strano, ma è un fatto. Quanto più un saggio storico sul passato è serio, tanto più grande è la sua attualità. In questo caso, a colpirci sono temi come il confronto-scontro tra civiltà occidentale e orientale, le basi ideologiche e strategiche dell'impero globale, i dispositivi per «vincere la pace» tra popoli ostili. Ci incuriosisce, nella parabola di Alessandro, la capacità di creare modelli politici ibridi, la possibilità di innestare l'eredità della cultura greca, e quindi anche almeno in parte dell'antica democrazia, sulla millenaria tradizione del dispotismo asiatico. Ci meraviglia e ci turba la facoltà che da Alessandro e per secoli ebbe l'occidente di assorbire e fronteggiare l'oriente assumendo strategicamente le forme dell'autocrazia e i rituali del potere divinizzato. «Se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene», diceva il semidio biondo dagli occhi di colore diverso, che da ragazzo dormiva con l'Iliade sotto il cuscino e che, quando rase al suolo Tebe, risparmiò solo la casa di Pindaro. L'imitatore di Achille che suo padre aveva voluto allievo di Aristotele, l'erede reale e simbolico della civiltà più avanzata dell’Europa, mescolava in sé bellicosità e cultura, crudeltà e rispetto della tradizione. Partito dalla Macedonia, Alessandro arrivò a sconfiggere il gigante persiano e a estrometterlo dal bacino del Mediterraneo, a sottomettere Siria, Palestina, Egitto, Mesopotamia, e poi Battriana e Sogdiana fino al delta dell'Indo. Sono molte le cose che la monarchia di Alessandro ha da insegnare agli occidentali. Dalla politica «eugenetica» di rimescolamento etnico tra le élites dell'impero multirazziale, alla creazione di una rete amministrativa efficiente su un territorio tanto esteso quanto condizionato da secoli di personalismi e faide interne. L'apollineo Alessandro diverrà emblema della necessaria metamorfosi dionisiaca di ogni potere in Asia. La sua leggendaria, progressiva resa al ridimensionamento «asiatico» del valore dell'individuo è rimasta traumaticamente impressa nella nostra cultura per due millenni. E resta un termine di paragone perentorio per chi oggi voglia pronunciarsi sulla controversa, ipotetica alternativa tra uno scontro di civiltà e una esportazione della democrazia in oriente.