Ritratto: Ma com'era bello (in principio) il diavolo
"Il ritratto del Diavolo" di Daniel Arasse
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Chi è il Diavolo? Etimologicamente, in greco (dia bolos, da diaballo), l’Obliquo, Colui che attraversa la Strada, come nelle tentazioni dei Padri de Deserto, al bivio delle scelte. Come si presenta il Diavolo?
Nel nemico assoluto del credente il Medioevo identificava anzitutto il non umano, l’ibrido, lo scontornarsi dell’anima individuale nell’ambiguità della natura animale. Se, come aveva denunciato Plutarco, “il grande Dio Pan è morto” con l’avvento dell’antropocentrismo cristiano, il Male aveva assunto parte del suo aspetto — le corna, il piede caprino — o quello di altri monstra evasi dall’universo onirico e sacrale degli archetipi: dal serpente del caduceo ermetico all’asino di Apuleio al rettile alato, reminiscenza antidiluviana, materializzazione di fobie quotidiane, prefigurazione dell’extraterrestre. Eppure in principio il diavolo era bello: Lucifero, portatore di luce, era un angelo. L’ambiguità di luce e ombra, bene e male, tornerà, intuisce Arasse, come suggestione assoluta nell’arte figurativa proprio quando l’umano, nel Rinascimento, ritroverà la complessità della psicologia pagana. Il Ritratto del Diavolo e una variante del nostro; il Nemico trionfante è solo la scheletrica vanitas della mortalità sempre in agguato. Il libro di Arasse è il nucleo compiuto della ricerca complessa e preziosa, che non si direbbe incompiuta, di un grande prematuramente scomparso. In un tempo di incubi e di angoscia, regalare il Diavolo sarà il perfetto esorcismo di fine anno.