La testa sospesa tra le nuvole
"La gnosi e il mondo" a cura di Luigi Baraldi
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Alla fine della seconda guerra mondiale, presso Nag Hammadi in Alto Egitto, i contadini trovarono sepolta una giara che conteneva l’inestimabile tesoro di tredici libri papiracei in copto saidico, la traduzione di quaranta trattati dell'antica sapienza greca. Era l'intera biblioteca di una confraternita iniziatica sopravvissuta, nel V secolo dopo Cristo, alla decadenza della propria stessa setta, seguace della gnosis, della conoscenza. Negli ultimi vent’anni i codici di Nag Hammadi hanno avuto una parte fondamentale nella riscoperta della corrente di pensiero che oggi chiamiamo gnosi e gnosticismo, un tempo presentata come eresia cristiana; in realtà preesistente, parallela o intersecante con il cristianesimo, sua compagna di strada da Roma a Bisanzio e dalla Palestina al Turkmenistan. Tre testi della biblioteca gnostica di Nag Hammadi – l’Apocrifo di Giovanni, la Natura degli Arconti e l'Origine del mondo - sono tradotti e annotati da Luigi Moraldi nel tascabile estratto dal volume Utet che dieci anni fa conobbe una fortuna editoriale né casuale né effimera. L’attualità di questo pensiero è stata da tempo compresa nell’Occidente non cattolico, che dopo la scoperta della Pistis Sophia in pieno illuminismo predilesse la gnosi nelle sue forme non cristianizzate (l’ermetismo, il cabaliamo, l’esoterismo degli alchimisti, gli oracoli caldei) e lo gnosticismo nelle sue estreme implicazioni storiche e politiche (le sette dei bogomili della Bosnia, dei catari di Provenza). Nell utopistico rifiuto del mondo, esoterismo e letteratura si integrano sempre. Così negli anni 70 addirittura Lawrence Durrell, ammiratore di Guénon e Lacarrière, contrapponeva la nobiltà della sfida gnostica «al piatto disfattismo degli hippie».