Imperatori di Bisanzio. Cronografia. 5.ed
traduzione di Silvia Ronchey
2005
Michele PselloMondadori
“L'abbagliante e sinistro capolavoro fiorito, nel cuore dell'XI secolo, tra i palazzi di Bisanzio: la Cronografia di Michele Psello.”
(Dal risvolto di copertina)
“Avvocato, funzionario della cancelleria imperiale, segretario dell'imperatore, maestro di filosofia (insegnava tutto lo scibile umano), monaco, capo del senato, primo ministro; dotato di una prodigiosa e poliedrica cultura, di una curiosità e di una versatilità inesauste, di una conversazione incantevole, di un'intelligenza senza pari; orgoglioso, ambiziosissimo, capace di incarnare tutte le personalità e tutti gli aspetti, infido, bugiardo, vaniloquente, colorato e screziato come le più ambigue creature marine: così proteiforme, Psello riuscì nelle sue pagine (ciò che sembra impossibile) a fondere la severità di Tucidide con il grandioso e futile pettegolezzo di Saint-Simon.
Nel suo mondo morale non c'è cielo. Malgrado le professioni di pietà cristiana, tutto si concentra su questa terra; e l'unico luogo della terra degno del suo sguardo visionario e spietato è il trono imperiale: che eccita nell'uomo lo smisurato desiderio di possesso, la crudeltà, l'invidia o la più incredibile frivolezza. Se l'imperatore è solo, anche Psello è solo. La sua grande Musa è il feroce disprezzo verso tutti – gli stupidi, i vanitosi, i devoti e persino gli imperatori che stima ed elogia. Il suo genio psicologico lo accosta ai massimi romanzieri di ogni tempo e paese: Psello conosce tutti i pensieri più segreti dei suoi personaggi, quelli che essi non rivelano nemmeno a sé stessi e ignorano; e li rappresenta non nella fissità del carattere, ma nella mobilità dei gesti. Egli vede: tutti i sentimenti traspaiono nei vizi, nelle turpitudini, nelle malattie, nelle mostruose enfagioni, nelle follie erotiche, negli sfinimenti mortali dei corpi, sopra i quali si spalanca il suo occhio vorace e crudele. Una volta richiuso questo libro meraviglioso, tradotto con sicuro talento, il lettore ha l'impressione di aver attraversato tutta la fosca tragedia e la ridicola farsa della vita umana, leggendo parole al tempo stesso incise nel marmo e stampate sul più fuggevole dei gazzettini di corte."