Byzantinische Kultur: eine Aufsatzsammlung. I. Die Macht
a cura di S. Ronchey e E. Velkovska. Collana Opuscula Collecta, 3
2006
Peter SchreinerEdizioni di Storia e Letteratura
Peter Schreiner non è solo il massimo bizantinista tedesco vivente; è certamente anche il massimo bizantinista italiano, russo, greco, bulgaro, serbo, croato, nonché uno dei più autorevoli bizantinisti francesi, inglesi e spagnoli. Non solo padroneggia questi idiomi, ma è direttamente partecipe delle culture dei rispettivi paesi. La sua consuetudine con le lingue vive non è peraltro inferiore a quella con le lingue morte, a cominciare dal latino, dal greco e dal paleoslavo delle fonti bizantine che da sempre legge e studia di prima mano.
Spesso la bizantinistica, dall’Ottocento fino al Novecento inoltrato, ha ridotto il problema della validità di un documento a una questione di datazione o autenticità, senza interrogarsi sul valore probatorio della notizia in sé, senza contestualizzarla nell’intelaiatura del prima e del dopo, unica in grado di trasformarne il dettato inerte in forza enunciatrice. Così il primo saggio mostra che le vicende dell’iconoclastia non raffigurano quello scontro religioso tra est e ovest, fomentato da consiglieri arabi o giudei o monofisiti, che vi ha voluto scorgere e ancora recita la vulgata storiografica, bensì il difficile momento storico nel quale il clero viene elaborando, in opposizione agli interventi dell’imperatore, una teologia delle icone fondatrice dell’identità religiosa ortodossa. In generale le fonti della storia bizantina, argomenta Schreiner, dipendono le une dalle altre, e nell’insieme si rivelano animate dall’intento di orientare ideologicamente lettori rari, ma soli qualificati a trasmettere il passato comune alle generazioni successive.
Il fatto è che nel millennio di storia che Schreiner come pochi conosce la contiguità tra potere politico e storiografia non è solo metafora, bensì fisica compresenza nella corte imperiale: è un tratto distintivo di Bisanzio che non ha paragoni occidentali. È difficile trovare autori di letteratura profana che non ricoprano incarichi politici o amministrativi a corte; e dal canto loro ben pochi dei novanta imperatori della storia bizantina si astennero dal comporre opere letterarie (saggi IX, XI, XIII). Proprio per questo, i messaggi politici e la loro stessa tecnica di comunicazione agiscono a più livelli, spesso criptati secondo codici intelligibili solo a un’élite di contemporanei, e perciò tanto meno perspicui, il più delle volte, allo storico odierno.
Così come lo storico della profonda anima bizantina, la politica, deve liberarsi dalle sovrastrutture ideologiche delle fonti cointeressate ai fatti, allo stesso modo lo storico della vita materiale, se vuole leggere davvero le descrizioni che Bisanzio dà della parte apparentemente più superficiale di sé stessa, deve acquisire una prospettiva per così dire metastorica e farsi quindi, anzitutto, storico delle mentalità.