Silvia Ronchey

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La giustizia di Afrodite

traduzione di Silvia Ronchey

2008

James Hillman

La Conchiglia

Cover La giustizia di Afrodite

“Anche se gli antichi greci la chiamavano la Dorata e la Sorridente, Venere è in primo luogo ‘portatrice di tentazioni che trasgrediscono l’ordine etico e prescindono dalla giustizia’, spiega Hillman in questo saggio profondo, pieno di sorprese, illuminato da un ininterrotto fuoco di immagini e intuizioni. I seguaci di Afrodite, coloro che le fanno da seguito e portano i suoi doni, che ‘imprimono a ogni momento della giornata il segno di Venere nel loro modo di fare, parlare, vestire’, sono stati relegati troppo a lungo, nella nostra civiltà, ‘a un rango inferiore e banale, né serio né morale’. 

 
Ma chi si consacra ad Afrodite può anche diventare completamente pazzo, bugiardo, maniacale e crudele. Per questo, Hillman l’ha voluta ‘invitare nella psicologia’. Ha voluto ‘immaginare una psicologia che sviluppi idee e prassi in modo a lei più affine’. 
 
Si tratta anzitutto di capire ‘dov’è la bellezza nella psicologia’. Perché finora ‘nelle sue teorie, nella formazione degli psicoterapeuti, nel linguaggio che parlano e scrivono, perfino nei loro vestiti, il loro disprezzo per l’apparenza insulta Afrodite restringendo l’idea di anima alla sola invisibile interiorità degli esseri umani. La psicologia esplora il cuore umano ignorando che il desiderio essenziale del cuore non è solo quello dell’amore, ma anche quello della bellezza’. 
 
Perché quest’infelice rapporto tra psicologia e bellezza? Il fatto è che Venere, spiega Hillman, ‘è rimasta intrappolata nel dilemma fondamentale del cristianesimo, che divide la bellezza dalla bontà e dalla verità spaccando in due il concetto classico di kalokagathon – bellezza e bontà saldate in una sola parola’. La lunga storia della filosofia cristianizzata ‘ha separato l’etica dall’estetica, la Giustizia dalla Bellezza, così che generalmente non crediamo si possa essere insieme buoni e belli, morali e attraenti, né che i piaceri dei sensi siano una via verso la verità’”. (Dalla quarta di copertina)
 
 
James Hillman (1926-2011) è uno dei grandi filosofi contemporanei oltre che il più illustre esponente della psicanalisi di matrice junghiana. Allievo diretto di Carl Gustav Jung e dopo di lui direttore dello Jung Institut di Zurigo, ha insegnato nelle università di Yale, Syracuse, Chicago e Dallas. Tra le sue opere ricordiamo il Saggio su Pan (1977), Il mito dell’analisi (1979), la Re-visione della psicologia (1983), Anima (1989, nuova edizione 1999), Il codice dell’anima (1999), La Forza del carattere (2000), Un terribile amore per la guerra (2004), oltre ai due dialoghi con Silvia Ronchey L’anima del mondo (1999) e Il piacere di pensare (2001).
 
 
 

Incontro con James Hillman


Altro su questo volume:

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  • Il Mio Libro | 23/12/2008 | Nel segno di Afrodite, Mario Fortunato

    Poiché siamo a ridosso delle feste di fine anno - e quindi in un classico frangente di sbandamento emotivo - vorrei proporre la lettura di un testo eccentrico e illuminante su quelli che sono i temi e i nodi in cui ogni uomo di cosiddetta buona volontà non può fare a meno di incappare, prima o poi: la bellezza, l'amore e in definitiva il desiderio. Il testo si intitola 'La giustizia di Afrodite'(troverete anche a fronte l'originale inglese, 'Aphrodite's Justice'), ne è autore l'inclassificabile psicologo-filosofo americano James Hillman (Edizioni La Conchiglia, pp. 81, e 12), tradotto e annotato da Silvia Ronchey.

    Da sempre, secondo Hillman, i doni di Afrodite sono considerati, nel nostro ordine culturale, come qualcosa di vano, la bellezza non essendo contemplata da qualsivoglia discorso sulla psicologia. E anzi godendo di uno statuto - quello dell'estetica - per definizione svincolato dall'etica. Bellezza e bontà, dopo il tramonto del pensiero greco, si sono in altri termini scisse, svincolate l'una dall'altra, dando luogo a quella che è oggi la nostra esperienza di individui incapaci di restituire al desiderio altra funzione che non sia quella della trasgressione dell'ordine e della giustizia.

    Hillman ha una straordinaria capacità di maneggiare i classici del pensiero precristiano e i loro miti, rivitalizzandoli con una brillantezza e vivacità di immagini davvero straordinarie. E conclude, per nostra fin qui ignara e felice intuizione, che forse l'unica strada onesta verso la verità è quella che passa per il piacere dei sensi.



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