Ambo secco e alfabeto ebraico
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Sulla Repubblica di domenica le nostre certezze sono state scosse. Beniamino Placido ha lanciato una sfida al semitista Carlo Zaccagnini, intervistato su questo giornale sette giorni prima - i numeri sono importanti - riguardo alla traduzione dell'Ecclesiaste di Erri De Luca pubblicata da Feltrinelli. Zaccagnini aveva segnalato la scorretta traslitterazione delle 23 consonanti ebraiche e soprattutto gravi errori di comprensione del testo, tali - dichiarava - da meritare la bocciatura a un esame di ebraico biblico propedeutico. Bocciato sarà lei, professor Zaccagnini - ha rilanciato Placido -. Il numero 23 se lo sarà forse giocato al lotto, ma «le lettere (consonanti) dell'alfabeto ebraico sono 22, non 23, come dice lei». E ha citato la Qabbalah, dottamente accostandola, oltre che al gioco del lotto, ai segni dello zodiaco e al mazzo dei tarocchi. Nell'intervista pubblicata sulla Stampa era dunque contenuto un errore? O non si sarà sbagliato Placido? «Le nostre conoscenze», scrive, «anche se maestose, sono sempre fragilissime». Intimiditi, in preda al dubbio, siamo andati a consultare i sacri testi. Abbiamo trovato il professor Zaccagnini immerso nella Torah e con sotto braccio il Manifesto, il giornale su cui scrive. Gli abbiamo chiesto: «E' vero che si è confuso sul numero 23 perché quel giorno aveva giocato al lotto?». «Con l'ebraico non si tira ad azzeccare», ha risposto Zaccagnini alzando la testa dalla Torah. «Tant’è vero che Placido, nel tentativo di sminuire gli errori di De Luca, ha commesso a sua volta un errore elementare. Non ha considerato che nella traslitterazione dalle lingue semitiche occidentali la presenza del punto diacritico distingue due fonemi consonantici, e non ha quindi contato come diverse šīn e śīn. Le consonanti ebraiche da traslitterare non sono 22, ma, confermo, 23. Nel caso Placido voglia tentare, sulla ruota di Napoli, un ambo secco».