San Fidel aveva un gallo
Una poetessa cubana racconta l'iniziazione del líder maximo alla magia esotica
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Mia nonna si professava cattolica ed era insieme praticante della santeria. Ricordo la purificazione con il gallo, passato in croce per il corpo. Ricordo il sangue. Poi quel gallo veniva dato da mangiare a Elegguà». Chi parla è la cubana Zoé Valdés, 39 anni, poetessa integrata al castrismo fino agli anni Ottanta, poi rifugiatasi a Parigi e autrice di best-seller ambientati nel cuore popolare dell'Avana: l'ultimo, La vita intera ti ho dato, è stato tradotto in Italia da Frassinelli.
Le singolari pratiche della nonna di Zoé sono ancora oggi tutt'altro che inconsuete a Cuba. Sono stati infatti gli schiavi provenienti dall'Africa a portare in America Latina un insieme di culti animistici e politeistici: gli Ewe hanno importato il voodoo ad Haiti, gli Yoruba la santeria a Cuba; i culti rada sono stati introdotti a Trinidad e nelle Antille, il Cadomblè a Bahia e altri riti nel resto del Brasile. L’obbligo di professarsi cristiani, poi, ha favorito l'identificazione tra demoni africani e figure cattoliche.
Il cattolicesimo cubano, cui si è rivolto Il Papa nel suo recente viaggio, ha dunque una radice ibrida, meticcia. E infatti a Cuba i santi cattolici subiscono strane metamorfosi. San Francesco è Orùmila, il divinatore, San Lazzaro diventa Babalù, il dio del vaiolo. Elegguà è uno dei principali, ed è strettamente coinvolto, a quanto pare, nella storia della rivoluzione cubana. «I barbudos», spiega Valdés «scesero dalla Sierra con addosso le collane della santeria. Si sa che Celia Sanchez, fedele aiutante di campo e anche, si sussurrava, amante di Fidel, era una praticante di alto rango. Il Movimento del 26 luglio capeggiato da Castro aveva come colori il rosso e il nero: i colori di Elegguà».
Ma cos'ha a che fare con la santeria Fidel, allievo dei gesuiti, come ultimamente non ha mancato di ricordare? «È un mistero» spiega Valdés «come tutta la sua vita. Ma si dice che a sei anni rischiò di morire e a salvarlo fu la serva negra di casa, che lo prese con sé per una settimana. Pare certo che in quella occasione fu iniziato alla santeria e fu il principio di un'alleanza che non si è mai sciolta e che, per molti, sta alla base della sua ascesa al potere».
Dunque il lider maximo che ha badato la mano ai Papa in segno di reverenza nasconde un'identità di sciamano? Valdés ne è certa. «All'inizio della rivoluzione» ricorda «Castro visitò proprio l'Africa. E fu l’unica volta in cui lasciò la divisa per indossare un caffetano bianco, l'abito degli sciamani. In quell'occasione si intrattenne a lungo con uno dei principali santoni Yoruba». Da allora, l'alone di magia non ha mai lasciato, per i cubani, la sua immagine. «Noi cubani adoriamo accumulare credenze, è questa la nostra vera religione: credere a tutto e a niente, alla santeria e al marxismo nello stesso tempo».