Aspettando l'Apocalisse
Il nuovo millenarismo tra letteratura e religione
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Tra le innumerevoli profezie che inquietano catastrofisti, archeologi alternativi e guru ce ne sono due di particolare potenza: l'apocalisse azteca e l'apocalisse maya. Una sembra averci risparmiati, l'altra è ancora incombente. I sacerdoti di Montezuma e dei suoi predecessori avevano (avrebbero) fissato la data di una catastrofe cosmica al 13 agosto 1999. Lo sostengono alcuni interpreti del celebre disco di basalto che troneggia al Museo di Antropologia di Città del Messico: questo calendario dall'impronunciabile nome di «Ilhuitlapoalamoxtli» - porta al centro l'effige di Tonatiuh, la personificazione del tempo e della sua potenza distruttiva, e intorno le precedenti apocalissi (compreso un diluvio) che avrebbero annichilito la Terra. Questo quartetto è circondato dai simboli dei 20 giorni del mese azteco e da calcoli matematici che sempre secondo alcune teorie - sarebbero incentrati sull'ossessione del numero 13 e sull'annuncio di un 13 fatale che non si è materializzato. I maya, invece, avrebbero previsto la Fine il 21 dicembre 2012 e, vista la loro sapienza astronomica, le folle disposte a crederci sono numerose. La data corrisponde al solstizio d'inverno, ma a un solstizio molto speciale: le simulazioni al computer dimostrerebbero che quel giorno l'eclittica del sole e l'eclittica della galassia si intersecheranno e la nostra stella si troverà esattamente in quel punto cruciale. L'attesa continua.