Lotta continua sotto il Partenone
"La lista di Andocide" di Luciano Canfora
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Sì sa che l’Atene della guerra del Peloponneso è il più grande teatro originario della politica dell'Occidente; e che tutti i suoi eventi e personaggi sono divenuti i modelli di ogni successiva trama o figura del dramma dello Stato. Luciano Canfora, grande esperto di quel passato di democratici e oligarchi, è anche assertore del dovere di ogni storico di occuparsi di quanto gli è contemporaneo.
È perciò legittimo il sospetto che nel suo ultimo libro si sia servito dell'episodio della «mutilazione delle Erme» (le statue sacre al dio Ermes), massimo scandalo politico-giudiziario della repubblica ateniese, che fu usato per colpire Alcibiade, per raccontare, in cifra, un'altra irrisolta storia processuale; quella di Adriano Sofri. Entrambe le vicende hanno al centro una figura chiave: il pentito o, per dire meglio, colui «che si autoaccusa di qualcosa che alcuni, certo non disinformati, continuano a ritenere che egli non abbia commesso», come scrive Canfora nel suo pamphlet.
E in effetti è possibile leggere, nella trama di Andocide e dei suoi compagni, la vicenda del delitto Calabresi: e riconoscere nell'eteria dei 300 giovani ateniesi che quella notte «complottò e forse fece, o forse non fece, qualcosa di cui in ogni caso mai più la verità potrà accertarsi», come scrive Tucidide, l’altera eteria di Lotta continua.
«Che cosa muove un pentito ad accusare se stesso? E cosa spinge altri a non credergli? E cosa sarà mai una verità ritardata di 16 anni?». Forse il lettore della Lista di Andocide, contrariamente a Tucidide, riuscirà a dare una risposta. Senza però lasciarsi sfuggire un elemento: la presenza, testimoniata dallo storico Creatippo di un'infiltrazione «corinzia», ossia dei servizi segreti legati alla grande potenza che vincerà la guerra del Peloponneso.